Articolo su La Repubblica 31 Agosto 2018 : http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/08/31/una-rete-di-club-per-la-sinistraNapoli08.html

UNA RETE DI CLUB PER LA SINISTRA

Ogni regola sembra travolta. Abbiamo assistito in pochi giorni ad un incontro politico a Milano tra il presidente del Consiglio di uno stato europeo e il ministro dell’Interno del governo italiano. ( il presidente del Consiglio italiano dov’era?). Una nave della Guardia costiera, quindi militare italiana, viene bloccata per giorni in un porto italiano. Mentre poco prima la vicenda del ponte Morandi ha rappresentato una sorta di gobettiana “autobiografia della nazione” mettendo in luce tutte le lacune e le incongruenze di uno Stato che abbiamo via indebolito e del tutto logorato.

Chi avrebbe pensato ancora poco tempo fa che questo sarebbe potuto succedere. Sembra che la Costituzione ce la stiano sfilando da sotto i piedi fra una generale apatia. I racconti delle inaudite violenze subite dai profughi della Nave Diciotti nel loro percorso verso il Mediterraneo dovrebbero colpire una sensibilità umana che sembra ormai attutita, un sistema di valori umanitari ( pensiamo all’umanesimo socialista di Sandro Pertini) che sembra disperso.

Quanto appaiono inadeguate le parole d’ordine del ” partito leggero”, della ” fusione delle culture” (in nome magari di nessuna cultura), della rottamazione ( delle persone certo, ma che l’opinione pubblica ha capito come rottamazione degli ideali e dei valori cui queste stesse persone si ispiravano) con cui ci siamo baloccati in questi anni. Il tutto poi all’insegna dell’idea che c’era comunque una rendita di posizione dell’elettorato di sinistra che si poteva nuovamente intercettare semplicemente riposizionandosi, incuranti del fatto che ” il territorio”, con i suoi problemi e con le sue sofferenze, andasse ormai per conto suo rispetto al dibattito politico che si svolgeva al vertice. Dunque, ci si è dovuti accorgere che questa rendita di posizione politica non c’era più.

È per questo, per questo groviglio di contraddizioni non sciolte che le forze politiche del centro-sinistra e della sinistra si trovano nell’attuale situazione di impasse. Si fa il congresso, non si fa, si fanno le primarie non si fanno, e quando? Lo stesso calendario politico che ci porterà alle europee è misterioso.

Nel 2019 si andrà alla scelta del nuovo presidente della Commissione europea. Giorni addietro il Parlamento Europeo ha avvertito il Consiglio che respingerà qualsiasi candidato alla presidenza della Commissione che non sia l’espressione del sistema dello Spitzenkandidat. In altre parole, come è avvenuto la volta scorsa, ogni partito europeo deve dichiarare quale sarebbe il suo candidato per la presidenza della Commissione e il Consiglio europeo impegnarsi a nominare la personalità espressione del partito che avesse raggiunto il più alto numero dei voti a livello europeo. Se si va sul sito del Pes ( Partito dei socialisti europei) si legge che una riunione per questa designazione è prevista per il prossimo 19 ottobre. Si aggiunge che nel caso di una pluralità di candidature si andrebbe ad un election day da svolgere il primo dicembre, salvo ratifica del congresso convocato a Lisbona per il 7/ 8 dicembre. Che cosa se ne sa di tutto questo?

Mi domando se, di fronte alla crisi dell’europeismo, di fronte alla sconfitta subita dal Pd e dalla sinistra alle ultime elezioni politiche in Italia, (e in altri paesi) non sarebbe necessario aprire un vasto e partecipato dibattito politico non solo sulla figura del prescelto, ma anche e forse soprattutto sulla piattaforma programmatica dei candidati, sia in tema di revisione dell’accordo di Dublino sull’emigrazione, sia in materia di un programma di investimenti, di politica occupazionale e di politica sociale. Un ampio dibattito politico e programmatico consentirebbe nel frattempo di lavorare e di verificare sulla possibilità di convergenze più ampie che ricuciano il tessuto lacerato dei rapporti a sinistra e più in generale delle forze genuinamente europeiste.

Per tutti questi motivi l’appello lanciato da un uomo come Paolo Mancuso su “Repubblica” va raccolto. C’è un anche un esempio storico: i club che rianimarono la sinistra e il socialismo francese dopo la sconfitta del 1969. Lo stesso Mancuso parla dello “inizio di una nuova stagione”. Una “nuova stagione”, che non può avvenire semplicemente per un cambio di offerta politica tutto interno alle forze politiche che ci hanno portato alle elezioni del 4 marzo di quest’anno, ma che deve avvenire per reti di iniziative dal basso, da chi vive e lotta sui territori, dai circoli culturali che non devono essere autoreferenziali ma costituirsi in una rete. In una parola ad avviare una stagione costituente. A mia volta lancio l’appello che si cominci subito a lavorare in questa direzione.

Valdo Spini